L’essere umano, ancor prima di nascere, vede sedimentare nella sua mente, dei suoni, quelli che ne costituiranno il suo “Io sonoro”.
E proprio il suono, è un fenomeno fisico, capace di influenzare tutto cio’ con cui veniamo a contatto.
Esistono vari tipi di suoni, di particolari “frequenze”, che possono arrivare a rompere un vetro, mentre altri che, cosi impercettibili dall’orecchio umano, possono essere usati per dare ordini ad un cane, oppure arrivare ad influenzare la crescita di una pianta, se si trova nelle vicinanze di una fonte sonora di buona musica.
La propagazione del suono avviene esattamente come gettare un sasso nel mare ed osservare i cerchi che si formano.
I suoni di tipo “acuto” sono generati da vibrazioni molto rapide, mentre i suoni di tipo “basso”corrispondono a lente vibrazioni.
L’orecchio umano percepisce suoni che hanno una frequenza compresa fra le 30 > 20.000 vibrazioni al secondo (Hertz o Hz).
Ma dove viene esattamente elaborata la musica nel nostro cervello? Esistono una fase dell’udire i suoni con fenomeno periferico legato all’anatomia come:
La fase dell’ascolto invece arriva a collegarsi alle funzioni talamiche dove il suono viene filtrato. Nello specifico il suono sotto forma di informazione, dal talamo giunge al lobo temporale in centri adiacenti a quelli del linguaggio (area di broca).
E’ proprio qui, si realizza il processo dell’ascoltare, che mette in moto il coinvolgimento globale del nostro sistena nervoso e, quindi, della nostra psiche.
In un solo termine affermeremo che il suono musicale viene “intellettualizzato”.
Anatomicamente l’onda sonora colpisce il timpano che comincia a vibrare. Il moto del timpano mette in funziione gli ossicini, i quali a loro volta, premendo sulla finestra ovale, mettono in vibrazione la coclea (a forma di conchiglia).
Ne deriva un’oscillazione della membrana basilare con l’attivazione delle cellule cigliate deputate a risvegliare il nervo acustico.