La musica popolare italiana ha una storia molto complessa.
L’unificazione nazionale è arrivata tardi nel nostro territorio, quindi moltissime tradizioni culturali non sono riuscite a omogeneizzarsi come in altri paesi europei;
inoltre, la musica popolare italiana riflette la posizione geografica d’Italia nel sud d’Europa e al centro del Mar Mediterraneo: influenze arabe, africane, celtiche, persiane e slave sono evidenti negli stili musicali delle regioni italiane,
permettendo a stili musicali molto diversi di coesistere nelle immediate vicinanze.
Lo studio ed il recupero della musica popolare italiana, si sviluppano negli ’40 e ’50 del XX secolo, con la crescita dell’etnomusicologia e del regionalismo.
Le regioni del nord hanno subito influenze celtiche e slave e la loro tradizione musicale è legata soprattutto al coro, composto solitamente da 4 o 5 voci, come il Coro della SAT del Trentino, derivato dai canti di montagna, oppure il Trallalero genovese, uno stile polifonico con 5 voci di cui una imita il suono della chitarra. I gruppi folk principali sono: La Ciapa Rusa (Piemonte), Barabàn e Pandemonio (Lombardia), Calicanto (Veneto), La Squadra – Compagnia del Trallalero (Liguria).
Le regioni centrali è rimasta nel tempo l’ottava rima, un tipico componimento medievale, noto soprattutto in Toscana, Lazio e in Abruzzo che veniva completamente improvvisato. In queste regioni è anche famosa la danza detta saltarello. I cantanti folk revival più importanti sono: Lucilla Galeazzi, La Piazza e La Macina.
L’espressione popolare collettiva si riflette nelle varie forme di Tarantella, nella Pizzica pugliese, nella Viddhaneddha calabrese e nei vari stornelli, serenate, ninne nanne, satire, canzoni religiose e mottetti siciliani. Famosa anche a livello internazionale, è la canzone napoletana che nasce come creazione individuale con l’accompagnamento di chitarre e mandolini o di strumenti caratteristici come putipù, triccaballacche e scetavajasse.
Sardegna: culturalmente diversa dalle altre regioni italiane, la Sardegna si distingue per il canto a tenores, ovvero un canto corale affidato a quattro voci maschili: la boghe (voce conduttrice), il bassu, (con tono grave e nasale), contra e mesa boghe (acuta). Importante è anche la poesia dei cantadores: due o più poeti che gareggiano improvvisando versi su di un tema assegnato. Da ricordare come strumento musicale le launeddas, formato da tre canne palustri.